Kubrick e Hitchcock a livello tecnico sono impareggiabili, i movimenti della cinepresa sono virtuosi e giocano con lo spettatore, soprattutto l'uso del carrello in Kubrick è ineguagliabile.
Il genio riesce in tutto, così ha fatto Kubrick manipolando i generi filmici, adattandoli alle sue esigenze diegetiche e metaforiche; dai film di guerra come "Orizzonti di gloria" e "Full Metal Jacket" agli horror come "Shining", fino al suo film testamento, "Eyes wide shut", un viaggio esistenziale nel profondo della psiche che lo unisce direttamente a David Lynch, unico grande degno erede del vero cinema d'autore, ormai sempre più raro di questi tempi.
Se Kubrick è il Beethoven del cinema, David Lynch è Ray Charles: l'istinto sopra a tutto.
Pensate a "Twin Peaks", un labirinto magico e misterioso ai confini del surreale, ma più vicino che mai alle nostre inquietudini e paure abituali. Un film di Lynch è una scatola magica dell'illusionista, da dentro può uscire di tutto... "Eraserhead" e "Mullholland Drive" sono viaggi nell'inconscio profondo e sono pieni di elementi pittorici, sembrano quadri espressionisti e surrealisti. Un simbolo ha varie interpretazioni in Lynch ma funziona soltanto se confrontato con gli altri elementi del film: cosa significa l'elettricità in "Twin Peaks"? Non lo sappiamo di preciso, ma se guardiamo attentamente nei dettagli tutto ha un senso, anche se possiamo tranquillamente affermare che ci troviamo di fronte a un non senso. Cinema da decifrare, cinema che attiva la mente, proprio perchè è fatto con l'istinto, con i sogni e con la memoria e non con schemi già pronti. Ray Charles aveva lo stesso approccio con il Jazz e il blues, come diavolo faceva a tirare fuori quei riff taglienti e quegli arrangiamenti geniali? Non si sa, ma da qualche parte provengono e hanno un senso...
Il puro genio non lo si può capire, possiamo soltanto avvicinarci a lui, ma qualcosa sfugge e se lo porterà con sé per sempre, lasciando aperto un sentiero da percorrere.